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Giochiamo nel mondo

“Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. -Platone

Il gioco ha un ruolo centrale nel processo di sviluppo infantile. Con l’attività ludica il bambino impara a conoscere meglio sé stesso e gli altri, ad esplorare il mondo circostante, a riconoscere e condividere le regole sociali per far parte di un gruppo.

Il gioco, soprattutto quello simbolico, aiuta il bambino a sviluppare una competenza che gli sarà utile per il resto della sua vita: l’empatia, ovvero quella capacità di capire e comprendere l’altro, mettendosi nei suoi panni. Un bambino empatico conoscerà l’altro, lo accoglierà con tutte le sue caratteristiche senza nessun tipo di discriminazione. Giocare a far finta di essere in luoghi lontani e non conosciuti è un modo divertente per far conoscere al bambino nuove culture, luoghi  tradizioni, usi e costumi. Chi conosce accoglie e vede la diversità come una risorsa e non come una minaccia.


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Giochiamo in Africa

Mosi, vali, tatu

Gioco di gruppo. I giocatori imparano a contare fino a cinque in lingue diverse. In Angola, la tribù Mbundu conta «Mosi, vali, tatu, swala, talu!», in lingua Swahili, nell’Africa Orientale, si conta «Moja, mbili, tatu, nne, tano!», in inglese «One, two, three, four, five!» e così via. Ad ogni lingua diversa viene abbinata una posizione differente (braccia incrociate, pugno alzato al cielo, mani che riparano la testa dalla pioggia…).

Quando il conduttore pronuncia un numero, i giocatori devono ripeterlo più volte tutti insieme e riunirsi in gruppi formati da quel numero di giocatori. Man mano che un gruppo è pronto, i giocatori che lo formano fanno silenzio e si mettono nella posizione abbinata alla lingua usata dal conduttore.

Se qualche giocatore non riesce ad entrare a far parte di un gruppo (perché non ci sono più compagni abbastanza per arrivare al numero giusto), si mette con i compagni rimasti e tutti insieme gridano il numero dei giocatori che formano il gruppetto, nella lingua usata dal conduttore. Dopo due o tre giri, il conduttore si fa sostituire da un giocatore, scegliendolo tra quelli che non hanno commesso errori, e così via.

Giochiamo in Asia

Sewaipillayar Kumbiduthal

Gioco tranquillo, adatto soprattutto ai più piccoli, può essere giocato ovunque. I giocatori si dispongono in cerchio. Uno di loro si sposta in mezzo agli altri che gli chiedono«Yeppadi irukke?» («Come stai?). Se il giocatore risponde «Magizhchiya irrukken!» (Sono felice!) i compagni devono fare due giri su se stessi verso destra (in senso orario), mentre se la risposta è «Kavalaiya irrukken!» (Sono triste!) devono farli verso sinistra (in senso antiorario).

Chi sbaglia riceve una penalità. Tra i giocatori penalizzati viene scelto quello che sostituisce il compagno in mezzo al cerchio e così via. Vince chi, dopo un certo tempo, ha ricevuto meno penalità.
 

Giochiamo in Europa

Un, due, tre, stella! 

Gioco vivace, da fare in uno spazio ampio. Un giocatore si sposta contro un muro e volta le spalle ai compagni, fermi uno di fianco all’altro a venti passi da lui. Il giocatore grida «Un, due, tre, stella!». Quando inizia la frase (e non prima…) i compagni corrono verso di lui, per fermarsi all’improvviso quando sentono la parola stella.

Il giocatore contro il muro, appena termina la frase, si gira di scatto verso gli altri. Chi è ancora in movimento (oppure, essendo in equilibrio precario, non riesce a stare fermo) viene rimandato, inesorabilmente, sulla linea di partenza. Il giocatore solitario si gira di nuovo verso il muro, grida un’altra volta«Un, due, tre, stella!» (pronunciando la frase più lentamente o più velocemente di prima) e così via.

Quando lo ritiene opportuno, può anche girarsi di scatto prima di iniziare la frase, in modo da controllare che nessuno si muova prima del dovuto. Anche in questo caso, chi viene colto in fallo torna sulla linea di partenza. Vince il giocatore che tocca per primo il muro gridando «Stella!»

Giochiamo in Oceania

Hipitoitoi

Due giocatori si fermano uno davanti all’altro. Il primo esclama «E hipitoitoi!» e mette le mani chiuse a pugno davanti a sé, rappresentando uno dei quattro segni di questo gioco: entrambi i pugni col pollice nascosto, entrambi i pugni col pollice alzato, pugno destro col pollice nascosto e pugno sinistro col pollice alzato, pugno destro col pollice alzato e pugno sinistro col pollice nascosto. L’avversario deve immediatamente rispondere «Hipitoitoi!» e rappresentare un segno diverso dal suo.

Il primo ripete velocemente «Hipitoitoi!» e rappresenta un segno diverso da quello dell’avversario e così via. Quando un giocatore, per sbaglio, rappresenta lo stesso segno dell’avversario, quest’ultimo esclama «Hipitoitoi rā!» e guadagna un punto. Il gioco riprende da chi ha guadagnato il punto e termina con la vittoria del giocatore che raggiunge per primo i dieci punti.

Giochiamo in America Del Nord

El Cantarito

Gioco per i più piccoli. I giocatori si dispongono in cerchio e allungano le braccia davanti a sé, tenendo le mani bene in vista. Il conduttore, in mezzo al cerchio, recita una filastrocca, toccando una dopo l’altra, a ritmo, le loro mani «En una mesita hay un cantarito, dime de qué color es.» (Su un tavolino c’è un’anfora, dimmi di che colore è).

Il giocatore sulla cui mano cade l’ultima sillaba dice il nome di un colore (per esempio,blanco– bianco), al che il conduttore prosegue il suo giro lungo le mani, dicendo «¿Hai blanco sobre ti?» (C’è del bianco sopra di te?) Se il giocatore sulla cui mano cade l’ultima sillaba ha quel colore nei suoi vestiti, abbassa la mano. Il gioco riprende con una mano in meno su cui passare e così via. Chi deve abbassare anche la seconda delle sue mani esce dal gioco. Vince il giocatore che resta in gara più a lungo.

Giochiamo in Sudamerica

El Pescao Cao Cao

I giocatori si dispongono lungo due file parallele, spalla a spalla coi loro vicini. Ciascuno di loro incrocia le braccia e afferra le mani del compagno che ha davanti, tenendole saldamente. Si forma così un lungo ponte. Un giocatore a un estremo del ponte ci si sdraia sopra, mentre gli altri cantano ripetutamente:

El pescao cao cao,
va saliendo al otro lao.
El pescao cao cao,
va saliendo al otro lao…

Cantando, alzano e abbassano le braccia, in modo da spingere il compagno avanti, fino a fargli percorrere per intero il ponte. Quando il primo giocatore scende dal ponte, ne sale un altro e così via. Man mano che due giocatori hanno attraversato il ponte, si prendono di nuovo per mano, rientrando così a farne parte dalla parte opposta a quella in cui si trovavano prima. Vince chi si diverte di più.

FONTI: www.igiochidielio.it/Mondo.htm

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L’AUTRICE
Letizia Grasso, Pedagogista
“Tutti i grandi sono stati bambini, ma pochi di essi se ne ricordano” Questa frase è impressa nel mio cuore. La bambina che si meraviglia delle piccole cose è sempre con me. Credo fermamente che la scuola debba puntare sulla costruzione autonoma delle conoscenze attraverso il contatto diretto con il mondo esterno e, dunque, tramite le esperienze di vita. Una scuola aperta alla vita e che dalla vita stessa apprende. Una scuola che insegni a osservare ogni piccola cosa, a meravigliarsi e a porsi domande. Una scuola che formi degli adulti che sappiano riflettere e mettere in relazione mente e cuore”.